“Io di teatro non m’intendo” - Simulazioni e dissimulazioni nel teatro di Italo Svevo
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- Editore: Il Convivio Editore
- Pagine: 240
- Prezzo: 25,00€
- ISBN: 978-88-3274-613-6
- Genere: saggistica
- Anno: 2024
Sinossi
La produzione teatrale di Italo Svevo si compone di quattordici commedie scritte nell’arco di quasi cinquant’anni e sopravvissute fino ad oggi al silenzio e alla disattenzione della critica. Il volume si propone di analizzare i testi teatrali dello scrittore triestino usando la lente critica della bugia, una cicatrice che sembra percorrere come un fil rouge questa parte solo apparentemente sommersa della sua produzione letteraria. Il teatro di Svevo è stato definito da molti ‘teatro senza teatro’, un ‘teatro fantasma’, poco portato in scena e dunque poco rappresentabile. In realtà rivela molto dell’intensa scrittura sveviana permettendoci di penetrare in un laboratorio ricchissimo. Dietro l’apparente leggerezza delle trame si nasconde, soprattutto nelle ultime commedie, lo studio analitico della coscienza: sogni, ansie, crudeltà gratuite, interessi personali, segreti si dipanano all’interno del salotto borghese in cui si arriva anche a sfidare e irridere la morte. Le pagine teatrali sono disseminate di lapsus, errori, atti mancati, bugie: la simulazione e la falsificazione diventano regole necessarie di un mondo che l’autore mette ferocemente in discussione e in cui è impossibile la felicità, ma anche la capacità di provare sentimenti profondi e disinteressati. L’unica via di fuga è la trasgressione che i personaggi sveviani, sempre tormentati, nevrotici, inadeguati, insoddisfatti, cercano disperatamente. A smorzare l’amarezza di questa visione della vita è l’ironia che avvolge in un sorriso le verità e gli inganni e soprattutto l’inconsistenza e l’inutilità del vivere. È un’operazione che Svevo svolge più efficacemente nella scrittura teatrale, ‘forma delle forme’, mezzo immediato e meno sottoposto ai controlli di una critica implacabile e condannabile che, in più occasioni e ancora oggi, ha mostrato di non comprendere la libertà contenuta dentro il confine della pagina sveviana.