“Questi maledetti uomini, si sposano per trovare la serva!”
Si può partire da questa frase, pronunciata con amarezza da uno sei personaggi, per parlare della delicata e preziosa raccolta “Le vite semplici”, in cui fa da filo conduttore l’elemento della disillusione come costante dell’esistenza, e in cui proprio le vite condotte con purezza rivelano quanto le ferite possano essere insanabili. Protagoniste, quasi in modo assoluto, sono quelle donne educate a credere nell’amore e nella famiglia come autentiche fonti di felicità, e pertanto destinate a sbattere, in un modo o nell’altro, in un contesto antiquato e provinciale, dove il loro diritti sono praticamente inesistenti e dove la fine di un matrimonio (e peggio ancora, un matrimonio mancato) rappresenta la fine della vita stessa.