"Forti di crederci" è un libro che penetra nella vita quotidiana di una Italia sfaccettata, in cui vi sono uomini che hanno il coraggio e il desiderio di cambiare tutto, ma che spesso sono impotenti sia nelle decisioni comuni sia in quelle private. L'autore stesso richiama ad una parola che fa fortuna oggi, il termine "mafia", ma lui ha colto un'essenza di questo concetto, forse la più radicata, più abituale e più drammatica al contempo. La mafia non è solo quella che spara, ma è anche quella che abbiamo dentro il cervello, che gestisce le azioni di supremazia a partire dalla mattina a lavoro, sino a quando si vuole oltrepassare prepotentemente la fila alla posta oppure al supermercato.