Il mito è sempre attuale, perché in esso si possono ricostruire e leggere sentimenti, pulsioni, dinamiche, fragilità inconsce, proiezioni del divino e via di seguito; in pratica, tutta una congerie di segreti che interessano l’essere e l’esserci nelle sue più variegate sfaccettature. Detto questo, la vicenda di Arianna, famosa di per sé, nell’opera narrativa di Paola Liotta si tramuta in una versione personale e plurifocale. Ogni personaggio, infatti, propone il proprio punto di vista, giustifica le proprie azioni, svela inganni e disinganni, ma al contempo aggiunge, attraverso sempre nuovi dettagli, un tassello importante, che valica la consueta storia conosciuta, al ritratto di Arianna. Lei si tramuta così in eroina, è espressione di una utopia, coglie il buono di Teseo e il valore della sua missione, con la conseguente sofferenza di entrambi. Questa essenza si svela sin dal titolo, che ripropone il verso delle “Metamorfosi” di Ovidio quando si narra l’ascesa in Cielo di Arianna come chioma di stelle, quella già individuata da Eratostene e poi cantata da Callimaco come “Chioma di Berenice”. In pratica un astro di oggi e di ieri.