L’urgenza dei ricordi invade la vita di Raffaele. Magistrato in terra straniera, prima in Tripolitania e poi in Cina, dove diventa fascista. Non è facile essere un uomo perbene in quel periodo storico, né restare fedele a quello Stato al quale ha dedicato un’intera esistenza. Lascia giovanissimo la sua Napoli alla volta dell’Africa, quando ancora il fascismo non era nemmeno un’idea, ma in cui alla fine, per l’inevitabilità degli eventi, viene coinvolto. Sceglie in coscienza di modificare il percorso della propria vita, si espone in delicate questioni giuridiche, viene a conoscenza di segreti internazionali, impara così a lottare per un bene comune. Eppure c’è sempre un’ombra dalla quale non può comodamente uscire. Farlo significherebbe mettere a rischio molto, e lì, lontano migliaia di chilometri dalla patria, è arduo riuscire a intercettare le linee sotterranee di una politica convulsa. Un’eredità pesante, quella di Raffaele, la cui storia si intreccia fatidicamente con quella dell’altra voce del romanzo, il nipote Roberto, che cerca di fare luce attraverso la nebbia, di vedere quel nonno mai conosciuto, di sentirgli la mano che non ha mai toccato, di respirare il suo alone di tabacco. Di sentirlo accanto, nonostante le distanze, e di proteggerlo, in un certo qual modo, guardando alla Storia da un punto di vista diverso.