Il comunismo e la mafia, “Mao e la Sicilia” sono gli orizzonti entro i quali si svolge la storia familiare dell’opera di Tino Vittorio. Al di là della presentazione scenica, però, le minacce, i malcostumi sociali e un omicidio sono il trampolino per un’analisi sociale che, sulla scorta di Marcuse, propone il meccanismo repressivo determinato dal conformismo, presentando l’uomo “a una dimensione”. Anche le idee più rivoluzionarie ed egualitarie del ‘900 si sono arenate nel fallimento, perché prima di tutto l’uomo è fatto di stomaco, eppure solo in apparenza il rapporto tra maschera e sostanza (che sia individuale o sociale) rientra nel pirandellismo di genere. In realtà, si ha uno sguardo disincantato su ciò che siamo, uomini di carta o uomini di sangue, e ciò deriva da un motivo ben preciso, come nell’opera il nonno spiega al nipote: «Perché un uomo non è un uomo. Ciò che sei emerge a tratti. Tu non sei ciò che possiedi, non sei ciò che gli altri vedono, né ciò che tu vedi di te».